C'era un'infermiera, un pompiere e un'insegnante...
Animati dalla volontà di lavorare al servizio delle persone con un lavoro che esclude a priori tutta forma di violenza, tanti mestieri sono oggi il bersaglio di comportamenti violenti ingiustificati. Avremo potuto immaginare un kit magico di tecniche di autodifesa per agenti segreti, ma l'onestà ci porta a un altro tipo di ragionamento. Chi sono i nostri allievi? Quanto tempo hanno per allenarsi? Qual è il loro rischio?
Riflettiamo insieme a 3 tipi di aggressioni che possono mettere in difficoltà i nostri professionisti
L'infermiera
Pesa 50 kg ed è alta 1,60 m. Il suo paziente è un giovane maschio di 1,80 m e 85 kg. Lui la spinge via con le mani.
Cosa fa? Non oserà nemmeno tentare qualcosa da sola perché capisce subito (grazie a Dio) che non è il momento di provare l'ultima mossa del suo corso di Krav-Maga.
Il pompiere
Forte e super in forma, per lui la fisicità del contrasto non è un problema. Ma oggi, niente "rissa". Ha davanti a lui un uomo di 55 anni che vuole entrare nella sua casa in fiamme.
Cosa fa? Le tecniche violente non sono applicabili e oggi non ce la fa a bloccarlo. Servono altri strumenti.
L'insegnante
È giovane ma non è proprio un tipo sportivo. Insegna a degli adolescenti che sono più alti di lui. Chiede a un elemento disturbatore di uscire dell'aula e l'altro gli ride in faccia.
Cosa fa? Piuttosto che fare del male a un alunno, preferisce prendere quel pugno in faccia.
Io, l'altro, il problema, il luogo, l'orario, le armi, la missione, la divisa, le telecamere... tutti questi elementi definiscono il CONTESTO. Pensare alla tecnica e dimenticare il contesto porta (nei migliori casi) all'inefficacia. Noi, a YourSafety.Training, adattiamo gli strumenti al contesto.
– Dott. Jérôme Bouteiller